Un mondo di Jazz
giovedì 17 dicembre 2015
UN VIAGGIO NEL JAZZ
Con convinzione e creatività cambiarono completamente
l’arredamento interno del locale di musica, con un po’di fantasia
misero quattro alberi di limoni già secchi,
lampadari di stoffa colorata e sul muro, scritto con
la pittura a spruzzo rossa, il logo del locale. Grazie
al successo crescente, nel 1984 cercarono di migliorare
il locale di musica jazz, ecco che dipinsero le pareti di bianco
candido e disegnarono sul muro le ombre di: Franca,
Mimmo e Antonio (ideatore del locale). Poco dopo però,
la loro voglia di avvicinarsi sempre più all’arte,
li portò ad aprire una nuova fase: la Sosta
incominciò ad organizzare le prime mostre di
quadri, maschere, fotografie, proiezioni video e tante
altre cose interessanti. Si delineava un nuovo modo
di vivere il locale, l’intento di Mimmo e Franca
era di creare un posto dove la crescita culturale
era possibile, dove il semplice spettatore potesse
essere nel contempo anche interprete di un viaggio.
Nel 1985 nuova ristrutturazione, il locale era ormai
immerso nell’arte, allegria, colori.. ..un locale
pop art; nella logica del non senso, mobili vecchi,
biciclette, cassapanche, sedie, vestiti vecchi, tutti
incastonati alle pareti e al tetto, e la gente seguiva
numerosa in un comune e gioioso stravolgimento. L’organizzazione
dei concerti cominciò nel 1989 ed ebbero un
tale consenso di pubblico che oggi i lunedi della
Sosta sono tappa obbligatoria di artisti nazionali
e internazionali come: Enrico Rava, Fresu Jack Dejonnette,
Marvin Smith Smith, Mal Waldron, Mick Stern, Ralph
Towner, Gatto, Cammariere, Capossella, Claudio Lolli,
Trovesi, Ghiglioni, Nicola Arigliano, Greg Osby, Stefano
di Battista, Bobby Watson e tanti altri. Le spinte
ai cambiamenti della Sosta provenivano e provengono
dall’imput di ogni periodo e dalla sua gente:
volti... sorrisi..parole è per questo che il
pieno cambio generazionale del 1994 decise una nuova
mutazione, con uno scenario che ha accompagnato i
suoi affettuosi frequentatori fino ad oggi.“Cari amici la nostra passione, il nostro
amore verso di voi e l’arte sta per alimentare
una nuova grande spinta che stravolgerà di
nuovo tutto. Siete pronti a continuare il Viaggio?” Mimmo & Franca
mercoledì 11 novembre 2015
KATE MOORE
KATE MOORE
«Dances And Canons»
Ecm, distr. Ducale
Spin Bird/ Stories ForOcean Shelis/ The BodyisAn Far/Canon/Zomer/ Joy /Sensitive Spot/ Spin Bird.
Saskla Lankhoorn (p.). Lugano, aprile 2013.
«Il mio lavoro si occupa di ciò che giace sotto la superficie. Portando alla luce possibilità strutturali elaborate, intricate e sottostanti, il mio scopo è quello di costruire la complessità insita nelle Impressioni uditive più Immediate». Così la trentaselenne compositrice australiana, da più di un decennio residente in Olanda, introduce i presupposti della propria attività. Effettivamente a un primo, superficiale ascolto le esecuzioni pianistiche di questi suoi lavori - affidate a una coetanea, l'olandese Lankhoorn-sembrerebbero veicolare contenuti di Immediata accessibilità, basate su cellule melodiche semplici e perfino dotate di una certa cantabilità. Tuttavia, sono proprio procedimenti come l'iterazione, la ripetizione ciclica, la progressiva stratificazione e la microvariazlone, attuati con metodica disciplina, a rivelare le potenzialità latenti di questa musica, in cui si colgono echi lontani del minimalismo e, soprattutto, le tracce evidenti della frequentazione di Louis Andriessen.
Tali riferimenti, unitamente alle esperienze dell'autrice con l'elettronica, diventano ancor più palpabili laddove il pianoforte viene sovrainciso: raddoppiato in The BodyisAn Ear; quadruplicato in Canon; moltiplicato e quasi snaturato nell’ipnotica Sensitive Spot.
venerdì 23 ottobre 2015
VIOLONCELLI DAL MONDO
VIOLONCELLI DAL MONDO
» (Biscoito Fino, distr. Egea). Naomi Berrill: «From The Ground»
(Musicamorfosi, distr. Master Music)
Di ovvia tradizione classica ma usato anche nel jazz (Oscar Pettiford, Fred Katz,
Dave Holland, David Darling, Ernst Reijse-ger, Tom Cora) e nel pop (Vincent Segai), il violoncello sta vivendo una riscoperta anche al di fuori dell’ambito accademico. A riprova, ecco un paio di dischi freschi di stampa.
Protagonista di una magnifica esibizione
milanese ad «Aperitivo in concerto», Morelenbaum è un maestro, un numero uno. A lungo con Jobim, poi arrangiatore e complice di Caetano Veloso, alla testa del Cello Samba Trio - con Lula Galvào (chitarra) e Rafael Barata (batteria) - il brasiliano esordisce a sessant’anni da leader con «Saudade do futuro, futuro da saudade», un raffinato cd per pochi eletti a coronamento di quattro decenni di carriera e di oltre trecento album accanto a Sting, David Byrne, Gal Costa, Milton Nascimento e tantissimi altri. E un’opera cameristica che rende omaggio al jazz samba e alla bossa nova, con riprese di classici velosiani (Corano vagabundo), di Gilberto Gii (Eu vivi da Bahia) e di Chico Buarque. Nella sintesi magica le anime di Astor Piazzolla e Miles Davis, di Gii Evans e Pablo Casals si ritrovano idealmente.
È all’insegna della trasversalità e dell'eleganza anche l’esordio di Naomi Berrill, strumentista e cantante irlandese ormai italiana di adozione. Pupilla di Giovanni Soliima, che l’ha coinvolta nel progetto 100 Cellos, la ragazza ha coraggio e talento. E nel suo lavoro fa zapping — sola soletta - tra temi del collega Vincent Courtois (con cui collabora) e di Paul Simon, tra barocco (Purcell), folk (Nick Drake, Pete Seeger) e standard (,Softly, As In A Morning Sunrise). Il tutto con un fil di voce e una grazia che incantano.
martedì 8 settembre 2015
YOM «The Empire Of Love»
YOM
«The Empire Of Love»
Jazz Village, distr. Ducale
Rising / The Unknown / Rebirth & Party/ Angel / Pink Eternity/ Fallen / Odyssey/Burning/The Empire /The Crossing / Frozen / Endless.
Julie Mathavet (sop.), Yom (cl.),
Manuel Peskine (tast.), Benjamin Fabre (viol.), Frédéric Deville (cello), Sylvain Daniel (b. el.), Emiliano Turi (batt.), Maya McCallum (voc.). Loc. e data scon.
Nonostante l’etichetta sia la Jazz Village, «The Empire OfLove» non è certo un progetto jazz, neanche nel senso più ampio del termine. Yom è un clarinettista francese di formazione classica ma specializzato in klezmer.
In questo suo ultimo lavoro mescola quel particolare genere di tradizione giudaica con la dance e l’elettronica: il disco è in sostanza costituito da lunghi brani strumentali in cui il clarinetto la fa da padrone, accompagnato da sintetizzatori a tratti un po’ pacchiani e da batterie estremamente ripetitive. In teoria il risultato non dovbrebbe soddisfare né gli amanti del klezmer né quelli della musica contemporanea: nessuno dei brani presenti in scaletta spicca sugli altri o ha particolari meriti. Anzi, a tratti risultano addirittura un sottofondo un po’ fastidioso, soprattutto a chi non è avvezzo a questo tipo di sonorità. C'è da dire, però, che in Francia l’album ha avuto invece un discreto successo di pubblico e di critica, soprattutto grazie ai numerosi concerti di Yom.
mercoledì 19 agosto 2015
ROBIN WILLIAMSON
ROBIN WILLIAMSON
«Trusting In The Rising Light»
Ecm, distr. Ducale
Trusting In The Rising Light/Roads /
Our Evening Walk /The Cards / Just West Of Monmouth / Night Comes Quick In L. A./ A/ive Today / These Hands Of Mine / Swan / Your Kisses /Falling Snow/The Islands Of The Inner Firth.
Robin Williamson (voc., arpa ceitica, chit., hardingfele, fi. a fischietto), Mat Maneri (viola), Ches Smith (vib., batt., gong, pere.). Monmouth, gennaio 2014.
II disco conferma il buono dei tre precedenti - l’originale miscuglio di folk, aromi orientali e musica rinascimentale, più un nonnulla di jazz cameristico-aggiungendovi l’ottimo di uno spiccato profilo autoriaie, relativo alla composizione dei testi (lettura consigliata), infetti, mentre gli album precedenti erano stati largamente dedicati alla trasposizione in musica dei versi di altri notissimi autori (tra gli altri Dylan Thomas, William Blake e Walt Whitman), ha qui luogo la piena valorizzazione del bardo scozzese anche sotto il profilo poetico. L’interpretazione di stile peculiarissimo, con netta prevalenza della parola (spesso declamata) sulla musica, che sempre si adatta a essa ùngendole da suggestiva cornice, finisce così per essere anche un privilegiato osservatorio su una personale visione del mondo e sulle piccole cose che Williamson sceglie di narrare. Se la consonanza tra il leader e Maneri è frutto di una lunga frequentazione, sorprende il fine inserimento di Smith nel delicato equilibrio del trio.
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